Dirigenti delle funzioni tecnico amministrative della Sanità, di Regioni, Enti locali, segretari comunali e provinciali e direttivi  insieme in un unico soggetto sindacale che rappresenta tutta la Pubblica amministrazione del territorio. Fedirets aderisce alla confederazione Cosmed

10 NOV – Nasce il sindacato autonomo dell’area Funzioni locali, Fedirets, che tutela dirigenti tecnici e amministrativi della Sanità, dirigenti di Enti locali e Regioni, segretari comunali e provinciali nonché i loro quadri. Fedirets nasce dalla fusione delle storiche sigle sindacali già rappresentative da decenni nella Sanità, nelle Regioni e nelle Autonomie Locali: Direl, Direr, Fedir (già Fedir Sanità) oltre che dal Sidirss e da una giovane componente Fedir dei segretari comunali e provinciali e da Fials. Questo nuovo soggetto sindacale rappresenta tutta la dirigenza territoriale del Paese, con l’obiettivo ambizioso di tutelare al meglio le istanze degli associati e di tutta la categoria.

Si tratta di un percorso nato alla luce della ridefinizione delle Aree di contrattazione con la creazione della nuova Area Funzioni Locali, una delle quattro Aree determinata dalla contrazione dei tradizionali 11 tavoli di contrattazione. Un segno del cambiamento dei tempi che i sindacati che hanno veramente a cuore la difficile condizione  di un management pubblico sotto costante invasione di campo da parte della politica, non potevano non cogliere e trasformare in una prospettiva di crescita e nuove opportunità di rappresentanza sindacale.
In un momento di profonde trasformazioni della Pa ma, soprattutto, in un momento in cui vari sono stati i tentativi di riformare la macchina pubblica, si sente la necessità di un sindacato di categoria forte, credibile, e più che mai unito nella difesa di principi comuni: legalità e trasparenza nell’attribuzione degli incarichi, in primis dirigenziali; vera meritocrazia nei meccanismi di selezione del personale; effettiva  valutazione della classe dirigente, in linea con quanto chiede l’Europa; distinzione netta fra indirizzo politico e indirizzo gestionale; valorizzazione di corrette procedure selettive per l’ accesso ai pubblici uffici e limitazione degli esterni, nominati spesso dal politico di turno. L’altra partita importante che si giocherà il nuovo sindacato è la contrattazione collettiva nazionale in Aran. Dopo otto anni di blocco dei contratti pubblici, infatti, finalmente si sono riaperte le trattative anche se ancora – nonostante i tempi siano maturi – le risorse sono incerte, in particolare per la dirigenza.

La segreteria , Fedirets e il direttivo sono stati costituiti e i loro componenti si sono già messi all’opera. Segretario generale è Mario Sette, mentre segretario generale aggiunto è Elisa Petrone. Affiancano Sette e Petrone, Silvana De Paolis e Samuel Dal Gesso, membri del Comitato Esecutivo.
“Ci sono molte battaglie da fare – dicono Mario Sette, segretario generale  ed Elisa Petrone, segretario generale aggiunto  – ma crediamo fortemente che uniti potremo dare con più forza  voce e spazio a tutti i lavoratori della Pa che hanno bisogno di un sostegno serio e credibile e che in questi anni hanno lamentato tutta la propria solitudine, specie di fronte ai tentativi di rinnovare la macchina pubblica, finora tutti falliti, e di fronte agli attacchi ingiustificati di chi ha attribuito la responsabilità dei problemi dell’Italia proprio alla PA e ai suoi dipendenti”. Siamo certi di poter dare un contributo specifico ai problemi dell’area forti di un radicamento nel territorio che nessun’altra rappresentanza può assicurare”.

Gli altri componenti della segreteria nazionale sono: provenienti da Fedir, Antonio Travia, Alessia Alessii, Daniela Pedrini, Lucrezia Graziadei, Mena Panno; di provenienza Direts, Mario Lugli, Elio Vittorio Manduca, Antonio de Marchi, Federica Brazzafolli, Gianni Recchia. E’ stato costituito, per la regolarità della gestione contabilità, il collegio dei revisori i cui componenti titolari sono Maria Concetta Giardina (revisore dei conti), Maria Grazia Facin e Salvatore Ferrraioli.

Il nuovo soggetto sindacale manterrà in una prima fase un’organizzazione per sezioni di provenienza al fine di creare sinergie e servizi progressivamente integrati in attesa quanto di strutturarsi quanto prima nelle Aree Enti Locali, Regioni, Sanità e Segretari Comunali/Provinciali in riferimento ai diversi ambiti di competenza. Il sindacato Fedirets ha aderito alla Confederazione Cosmed.

Obiettivi e programmi  saranno oggetto di approfondimento nel corso della conferenza stampa che si terrà mercoledì 22 novembre, alle ore 10,30 nella sala Cristallo dell’Hotel Nazionale (piazza Montecitorio 131,  Roma)  data in cui verrà ufficialmente presentato il nuovo progetto sindacale.

Di Maio: “Sindacati si autoriformino o ci pensiamo noi”.  Il candidato premier del M5s va allo scontro con le Confederazioni

Giù le mani dai sindacati !!!

I sindacati sono associazioni liberamente costituite e tutelate direttamente dalla Carta Costituzionale dello Stato Italiano. Si autoriformano solo per volontà dei propri associati che ne determinano democraticamente gli organi e i soggetti rappresentativi. Troviamo inaccettabili questi avvertimenti, espressioni solo di nostalgiche voglie di potere assoluto conosciute purtroppo in Italia nel XX secolo. La politica vorrebbe metter nell’angolo i sindacati stringendoli tra le parti datoriali ed uno Stato non più neutro rispetto alle posizioni dei “sindacati” e dei “padroni” posizioni che, normalmente, esprimono tesi sociali ed economiche divergenti.Riportiamo l’articolo di stampa tratto da “Repubblica Web” di ieri 30 settembre contenente le dichiarazioni del Deputato del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio al Festival del Lavoro a Torino

TORINO –  “Se il Paese vuole essere competitivo le organizzazioni sindacali devono cambiare radicalmente. Dobbiamo dare possibilità alle associazioni giovanili di contare nei tavoli contrattazione, serve più ricambio nelle organizzazioni sindacali. O i sindacati si autoriformano o, quando saremo al governo, faremo noi la riforma”. Al Festival del Lavoro a Torino Luigi Di Maio, candidato premier del Movimento 5 Stelle, non usa mezzi termini e lancia un avvertimento chiaro ai sindacati: “Un sindacalista che prende la pensione d’oro o finanziamenti da tutte le parti ha poca credibilità per rappresentare un giovane di trent’anni”. Toni che a molti sembrano una riedizione dello scontro che ha opposto Renzi-premier alle Confederazioni, in particolare la Cgil.

  • CAMUSSO: “LINGUAGGIO AUTORITARIO E INSOPPORTABILE”

Immediata la replica di Susanna Camusso, leader Cgil: “Linguaggio autoritario e insopportabile – commenta –  non è il primo che lo dice (di riformare i sindacati, ndr). Ce n’è stato un altro che poi ha fatto il jobs act”. “Di Maio – continua – dimostra tutta la sua ignoranza ma insieme l’arroganza di chi crede che il pensiero sia solo di chi governa e non riconosce la rappresentanza. Stiamo tornando all’analfabetismo della Costituzione perché la libertà di associazione è un grande principio costituzionale”. “Di Maio dice cose che non sa. Non sa come è fatto un sindacato, non sa che non è un’organizzazione statuale di cui decidi le modalità organizzative, è una libera associazione. Non sa che il sindacato cambia in continuazione, perché a differenza di altri soggetti, è radicato nei luoghi di lavoro ed è composto da decine di migliaia di militanti”. Camusso conclude affermando che “il segno è quello di ridurre la partecipazione alla democrazia”.

  • POLETTI: “RISPETTARE L’AUTONOMIA DEI SINDACATI”

“I sindacati – commenta il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti – hanno la loro autonomia e la loro responsabilità, credo vada rispettata perché sicuramente sanno, per la storia che hanno alle spalle, qual è la situazione che vivono. Quindi valutano ogni giorno, ne sono certo, il dato di adeguatezza che è presente. Una delle regole del funzionamento della democrazia è il rispetto delle sfere di competenze e responsabilità di ognuno – dichiara – tutte le organizzazioni sociali della rappresentanza devono sempre interrogarsi sulla loro efficacia, efficienza e piena corrispondenza rispetto alle aspettative che rappresentano”. “Ma quello di interrogarsi al proprio interno sulla propria funzione ed efficienza – aggiunge – non è un tema dei sindacati. È un tema che riguarda tutte le organizzazioni sociali in un mondo come questo che sta cambiando rapidamente”. E questo “specialmente laddove hai una funzione di rappresentanza e di relazione con i cittadini devi sempre chiederti se sei organizzato, su come svolgi la tua funzione, e se è adatta al momento”.

L’ ordinanza del TAR Lazio n. 9828/2017 solleva la questione di costituzionalità relativa alla normativa sulla pubblicazione dei dati patrimoniali dei dirigenti pubblici bloccando di conseguenza le Linee guida dell’Anac sul tema.

La decisione nasce da un ricorso dei dirigenti del Garante Anticorruzione seguito da un ricorso del sindacato UNADIS  in cui i ricorrenti hanno evidenziato la sproporzione della misura e la gravità dell’interferenza nella vita privata degli interessati, considerato altresì la sconfinata platea dei soggetti che, dopo la pubblicazione su internet, è in condizione di accedere ad una mole di informazioni con estrema facilità, basta un “click” e la digitazione dei nominativi nei comuni motori di ricerca.

Secondo il tribunale la legge ribalta tout court sui dirigenti gli obblighi di trasparenza previsti per i politici: un conto però sono ministri, presidenti e sindaci, che devono rendere conto di tutto ai cittadini che li hanno eletti, altro invece è il ruolo dei dirigenti, privati cittadini che svolgono un incarico, pubblico, ma professionale. E anche tra i dirigenti ci sono ruoli e funzioni distanti fra loro, che non possono essere trattate allo stesso modo.

I giudici ricordano che i principi di proporzionalità, pertinenza e non eccedenza costituiscono il canone complessivo che governa l’equilibrio fra l’esigenza privata di protezione dei dati personali e l’esigenza pubblica di trasparenza. Le caratteristiche della pubblicazione prevista rendono possibili usi da parte del pubblico che vanno aldilà della finalità di trasparenza fino a mettere a rischio la sicurezza degli interessati.

Per tali motivi il TRA ha rimesso di fronte alla Corte Costituzionale la questione di costituzionalità dell’art. 14, comma 1-bis, del d.lgs. 14 marzo 2013 n.33 nella parte in cui prevede che le amministrazioni pubblichino i dati di cui all’art. 14 comma 1, lett. c) ed f) anche per i titolari di incarichi dirigenziali.

La questione è stata estesa, d’ufficio, anche al comma 1-ter dell’art. 14 del d.lgs. n.33/2013 per quanto riguarda la pubblicazione da parte dell’Amministrazione sul proprio sito istituzionale  dell’ammontare complessivo degli emolumenti per ciascun dirigente.

Il sindacato non dubita della fondatezza e della necessità non più prorogabile di adottare un sistema rigido di prevenzione della corruzione, alla luce dei  ripetuti fatti di cronaca giudiziaria ed in virtù dei numerosi moniti provenienti dalle organizzazioni internazionali, ma la norma impugnata dimostra una evidente rigidità ed irragionevolezza nel regolare in modo identico situazioni diverse, anche considerato la gran quantità di dati riferiti alla dirigenza già oggetto di pubblicazione.

Nell’attesa della sentenza della Corte Costituzionale invito i colleghi a vigilare che sui siti istituzionali vengano pubblicate solo le informazioni consentite.

Ecco il link della sentenza:

Tar Lazio 9828-2017

La DIRETS ha chiesto al  Ministro  Madia di partecipare a RIFORMATTIVA, un progetto del Dipartimento della Funzione Pubblica, realizzato nell’ambito del PON “Govenance e Capacità Istituzionale 2014-2010”, per accompagnare l’attuazione della Riforma della P.A. con il coinvolgimento “attivo” delle amministrazioni locali.  Le Regioni interessate alla sperimentazione sono: Sicilia, Campania, Piemonte e Lazio.
Restiamo in attesa della risposta del Ministro Madia.

Si è tenuta lunedì 28 agosto, all’ARAN, una riunione che ha visto la partecipazione di molte confederazioni, tra cui la CODIRP, cui DIRETS aderisce.
L’incontro è stato introdotto da Sergio Gasperini, presidente dell’ARAN, che ha illustrato le principali questioni all’ordine del giorno.

RISORSE ECONOMICHE:
Priorità ha il tema delle risorse economiche: come fare ad affrontare l’aumento contrattuale di 85,00 euro previsto dall’accordo del 30 novembre e l’incidenza sul bonus degli 80,00 euro? Dovrà essere un tavolo con le OO.SS. a valutare l’impatto degli aumenti, anche sul bonus.

WELFARE:
Sembrerebbe che ci siano dei margini per superare la differenza di trattamento fiscale tra pubblico e privato. Risulterebbero delle possibilità di estensione infatti anche al lavoro pubblico della defiscalizzazione prevista nel privato. È necessario quindi che il tavolo con le organizzazioni sindacali lanci un segnale su questo importante tema.

PARTECIPAZIONE SINDACALE:
Altro problema messo in luce da Gasperini è stato quello della partecipazione sindacale e dell’individuazione delle materie che il Tavolo reputerà di dover affidare alle diverse forme di partecipazione.

Per agevolare la discussione in merito al primo punto durante la riunione è stata distribuita ai partecipanti una tabella, in cui erano indicati i 12 precedenti comparti di contrattazione, e un documento con l’indicazione della platea dei lavoratori interessati al bonus (con una retribuzione compresa tra i 24mila e i 26mila euro complessivi annui), per ciascun comparto. La fonte dei dati economici è la Ragioneria Generale dello Stato. Questi lavoratori, che fruiscono del bonus fiscale, per ogni euro di incremento retributivo cedono 48 centesimi.

Sono stati due gli scenari prospettati dal presidente Gasperini:
1)    Gli 85,00 euro di aumento ancora non sono presenti. L’accordo stipulato il 30 novembre prevedeva che questi venissero aggiunti al bonus. Per questa ragione si devono cercare ulteriori risorse disponibili per una cifra di almeno 88,60 euro.
2)    Un altro scenario potrebbe venirsi a creare nel caso in cui i benefici contrattuali contribuiscano alla diminuzione della platea dei beneficiari degli 80,00 euro dovuta all’incremento degli stipendi. In questo caso il costo del bonus fiscale diminuirebbe mano mano, e quindi la spesa inferiore potrebbe andare a coprire l’aumento per le risorse contrattuali.

L’ARAN non si è detta in accordo con la proposta per cui sarebbero previsti incrementi contrattuali maggiori per le fasce di lavoratori che usufruiscono del bonus: questa soluzione infatti altererebbe la scala parametrale delle retribuzioni contrattuali. Una soluzione invece potrebbe essere che, accanto all’aumento contrattuale fisso, venga messa in busta paga una voce distinta, diversa da quella relativa allo stipendio.
Ma a valutare l’effetto dei bonus fiscali sugli incrementi contrattuali, precisa l’ARAN, devono essere le parti.

Le varie confederazioni presenti al tavolo hanno espresso il loro parere in merito al tema.

Per la CODIRP la partecipazione sindacale è fondamentale. Ma cosa si intende con questo concetto? Al tavolo sarà necessario affrontare anche il tema delle relazioni sindacali. I temi importanti sono: il welfare aziendale, l’organizzazione e gli incarichi dirigenziali ma è necessario discutere anche della defiscalizzazione, che è un altro passaggio di rilievo. Il tavolo deve e può affrontare dei criteri generali per le sezioni, sia nei comparti che nelle aree. Difficilmente invece potrà essere risolto il tema del bonus degli 80,00 euro perché non sono chiari gli effetti di questa manovra anche sui contratti futuri.

Ha concluso la discussione il presidente dell’ARAN Sergio Gasperini che ha sottolineato che la prima difficoltà è l’assenza dell’iscrizione nella legge di stabilità di più della metà delle risorse necessarie. All’appello alla concretezza, ha detto Gasperini, si risponde con un comparto del tavolo funzioni centrali che si riunirà già il 31 agosto e che affronterà il tema della partecipazione sindacale.

 Le ultime novità in Gazzetta e l’analisi  di Silvana de Paolis in un’intervista ad “Affari Italiani”.
Dirigenza pubblica: prevalga il merito. Le ultime novità in Gazzetta

 Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 18 agosto,  dopo aver acquisito l’intesa in sede di Conferenza permanente per i  rapporti tra Stato, Regioni e  Province  autonome, il Dpr 126/17   che fissa i criteri generali per l’attribuzione dei punteggi ai soggetti idonei alla dirigenza sanitaria inseriti nell’elenco nazionale.

La disposizione fa parte del pacchetto di attuazione della Riforma della Pa in esecuzione della legge delega n. 124/2015 che all’ articolo 11, comma 1, lettera p ) ha previsto la fissazione di  principi e criteri direttivi relativi alla dirigenza sanitaria specificamente per le figure di direttore generale, direttore amministrativo e  direttore sanitario nonché, ove previsto,  di direttore dei servizi socio-sanitari.

L’alta dirigenza sanitaria si svincola così dall’ampia discrezionalità di nomina e viene regolata secondo principi di professionalità e  merito. Sul totale di 100 punti, 60 punti  vengono assegnati per l’ esperienza professionale e 40 per i titoli formativi e professionali che abbiano attinenza con le materie del management e della direzione aziendale.

Si precisa poi che per “esperienza dirigenziale” si intende solo l’ attività, svolta nel settore pubblico o privato, di direzione dell’ ente o di una delle sue articolazioni, purché risulti da formale incarico e comporti autonomia organizzativa e gestionale, nonché diretta responsabilità di risorse umane, tecniche o finanziarie. Sono espressamente escluse le funzioni di mero studio, consulenza e ricerca.

Certamente un passo avanti verso una buona la sanità che è un bene fondamentale, garantito dalla Costituzione e per la quale vanno assicurati livelli di assistenza uguali sul territorio e quindi fatte scelte tecniche il più possibile svincolate dalla politica.

Ci si chiede perché gli stessi principi non siamo esportabili anche per la restante dirigenza pubblica; perché di contro nell’ amministrazione di stato, regioni, enti locali più si va in alto nel vertice organizzativo più ampie sono le discrezionalità di scelta e la fiduciarietà politica negli incarichi.

E’ come dire che per gestire una Azienda Sanitaria c’è bisogno di merito, professionalità e competenza, mentre per gestire una Direzione Regionale (per esempio la Direzione Regionale della Sanità ) basta una persona di fiducia del Presidente di turno. Forse un Ministero o una Regione sono macchine meno complesse di una ASL?

Più si va in alto  nei vertici, più pare ci si dimentica di tenere conto dell’esperienza dirigenziale per privilegiare l’appartenenza e la consonanza politica.

Così è accaduto che in una regione tutte le cariche apicali sono state conferite senza neanche una procedura pubblica, ma per totale discrezionalità politica, secondo una legge regionale antecedente alla riforma; in un’altra è stato conferito un incarico apicale ad un soggetto che non ha mai svolto funzioni dirigenziali essendo in precedenza  semplice funzionario; in un’altra ancora si è dovuto arrivare a cambiare la procedura perché tutti gli incarichi dirigenziali venivano gestiti dal Direttore generale soggetto totalmente fiduciario della politica.

Se si vuole veramente riformare la pubblica amministrazione e combattere la corruzione che “spuzza”, come ha detto Papa Francesco, si deve ripartire dalla dirigenza e dalla normativa sul conferimento degli incarichi. Per tutti ci devono essere scelte improntate al merito e alla professionalità, concorsi pubblici, senza  incarichi esterni a soggetti che non sono mai stati dirigenti nel settore pubblico o privato e tanta trasparenza. La riforma madia si è bloccata proprio sulla dirigenza e da qui che si deve ripartire: aspettiamo con fiducia il rinnovo del contratto di lavoro specialmente per la parte normativa sugli incarichi dirigenziali.

Silvana de Paolis
Segretario Nazionale Area DIRER-SIDIRSS
Federazione DIRETS

Ieri  all’ARAN è stata firmata l’ipotesi di accordo relativo al Contratto sulle Prerogative Sindacali.

E’ il primo Contratto firmato dalla  Confederazione CODIRP,  la Confederazione alla quale oggi aderiamo.

Alla DIRER sono riconosciute solo 37 ore di permesso l’anno per le riunioni di organismi statutari, ancora meno di quelle che avevamo in precedenza. Questo rafforza la scelta politica che abbiamo fatto di unirci ad altre sigle,  dal SIDIRSS alla DIREL,  per contare di più ed essere più forti.

Per avere più ore di permessi e più prerogative sindacali tutto dipenderà da quanti saremo al 31 dicembre di questo anno,  quando saranno riconteggiate le deleghe sindacali.

Ora si deve fare il massimo sforzo per incrementare il numero delle deleghe ed evitare ogni fuoriuscita verso altre sigle sindacali.

Cliccando qui troverete il testo siglato il 26/7/2017 contenente l’Ipotesi; questo è solo il primo passaggio. Inizia adesso l’iter procedurale che porterà alla firma definitiva, certamente in autunno.

 

Pa, De Paolis (Direr-Sidirss): “Dirigenti scontano lentezza su riforma” / Il Video dell’intervista rilasciata all’Agenzia DIRE,  a seguito dell’audizione con il Presidente del Comitato di Settore Regione-Sanità, Massimo Garavaglia.

Clicca sul link per il video:

ROMA – “Sugli incarichi dirigenziali scontiamo anche il fatto che non è stata portata a termine la riforma Madia, per cui ci troviamo con un contratto che in qualche modo avrebbe presupposto la riforma realizzata. E invece ha un buco”. Lo dice Silvana De Paolis, segretaria nazionale Direr-Sidirss, il sindacato della Dirigenza e Quadri direttivi delle Regioni e Amministrativi della Sanità.

Sul problema della riorganizzazione del lavoro della dirigenza, la sindacalista spiega: “Noi principalmente chiediamo, e lo abbiamo chiesto in tutte le sedi di riforma, di avere chiarezza sulla parte normativa, di avere chiarezza sulle modalità di conferimento degli incarichi dirigenziali, di avere certezza sulla durata degli incarichi senza che siano interrotti da continui processi di riorganizzazione, e di avere chiarezza sul fatto che gli incarichi dirigenziali vanno dati secondo il merito, secondo le valutazioni”.

Il sindacato, continua De Paolis, chiede inoltre “di avere chiarezza sul fatto che prima di tutto gli incarichi vanno dati al personale interno agli Enti e poi solo se non ci sono competenze e professionalità negli Enti locali, si possa ricorrere a personale esterno. Tutto questo torniamo a chiederlo chiederlo al Tavolo contrattuale”.

È dal conferimento dell’incarico dirigenziale, sottolinea De Paolis, “che nasce il rapporto, l’effettività del lavoro del dirigente e la separazione della politica dalla gestione amministrativa. Noi abbiamo avuto un incontro con il presidente del Comitato di settore Garavaglia proprio in vista della riapertura del Tavolo contrattuale sul contratto di lavoro della dirigenza. E’ una situazione molto complessa perché con la restrizione delle aree di contrattazione ci troviamo insieme con situazioni molto diversificate ma il trait d’union di tutto è proprio l’attribuzione degli incarichi dirigenziali”.

La dirigenza deve avere un rapporto di lealtà con il politico ma non di fiduciarietà perché il dirigente, il dipendente pubblico, è al servizio di tutta la Nazione. Lo dice la Costituzione e questo principio non è stato toccato nemmeno con le eventuali riforme che non sono andate avanti” dice Silvana De Paolis, segretaria nazionale del Direr-Sidirss, il sindacato della Dirigenza e Quadri direttivi delle Regioni e Amministrativi della Sanità.

“Il principio della separazione tra politica e dirigenza negli Enti locali, nelle Regioni e nel settore della sanità- continua la sindacalista- è un principio scritto sulla carta che poi va realizzato nel concreto”. Il dirigente pubblico, “deve essere quindi competente, capace e super partes e deve essere in grado di realizzare gli obiettivi che fissa la politica nel modo migliore“.

La Corte di cassazione si è espressa sulla compatibilità dei rinnovi contrattuali dei contratti dei dirigenti a tempo determinato rispetto alle disposizioni comunitarie che vietano l’abuso della successione nel tempo dei contratti.

Clicca sul link per la Sentenza n.-17010-2017

e clicca qui per il   testo interpretativo

La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il blocco
delle assunzioni della dirigenza in attesa della riforma che non c’è mai stata.

Per approfondimenti, leggi Qui l’ importante articolo di Luigi Oliveri 

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